Apprendimento e scuola
DISTURBI
Distrurbi legati a bambini, adolescenti ed adulti
DISTURBO PRIMARIO DI LINGUAGGIO
MIO FIGLIO PARLA MALE, CHE COS’HA?
Rispondere a questa domanda non è certamente semplice, poiché dietro una difficoltà nel parlare ci possono essere diversi tipi di cause: una sordità, una disabilità intellettiva, una sindrome, un problema anatomico oro-facciale, un disturbo dello spettro autistico e molte altri.
La maggior parte delle volte il bambino non presenta nessuno di questi problemi, se non una difficoltà specifica nel parlare (dice poche parole, non si capisce quando parla, “confonde” le lettere). In questo caso parliamo di Disturbo Primario di Linguaggio (DPL) o disturbo specifico del linguaggio.
COSA OFFRIAMO:
- Valutazione logopedica approfondita con i più moderni test standardizzati, per esaminare le differenti aree del linguaggio e restituire un quadro completo delle difficoltà del bambino.
- Trattamento con l’utilizzo del metodo PROMPT, finalizzato a riorganizzare iL target fonetico della muscolatura orofacciale per rendere più efficacie la terapia.
- Utilizzo nella terapia di materiali tradizionali e multimediali al fine di rendere l’attività stimolante, ludica e personalizzata ad hoc per il bambino.
COS’È IL DISTURBO PRIMARIO O SPECIFICO DI LINGUAGGIO?
Il Disturbo Primario di Linguaggio (DPL) o disturbo specifico del linguaggio è un disturbo evolutivo del linguaggio, detto “primario” in quanto non è collegato o causato da altri disturbi evolutivi del bambino, come ad esempio disabilità intellettiva o perdita dell’udito.
È caratterizzato da difficoltà nell’acquisizione e nell’uso di diverse modalità di linguaggio (parlato, scritto, gestuale o di altro tipo), dovute a deficit della comprensione e/o della produzione, che comprendono un lessico ridotto, una limitata strutturazione delle frasi (capacità di costruire frasi basandosi su regole sintattiche e morfologiche) e una compromissione delle capacità discorsive (capacità di usare parole o di connettere frasi tra loro per sostenere una conversazione).
Nella maggior parte dei casi rappresenta solo una fase transitoria che si risolve nel giro di qualche anno, anche se le difficoltà nell’organizzazione del discorso possono continuare a presentarsi anche in età adulta. Nonostante ciò, è importante intervenire su questo tipo di problema perché i disturbi del linguaggio tendono, con l’entrata a scuola del bambino, a evolversi in un disturbo specifico dell’apprendimento (dislessia, disortografia, difficoltà nella comprensione del testo).
Il Disturbo Primario o specifico di Linguaggio risulta avere una diffusione del 5-7% in età prescolare e tende a ridursi nel tempo raggiungendo una prevalenza dell’1–2% in età scolare.
La diagnosi viene fatta tra i 3 e 4 anni, ma i 3 anni sono considerati l’età limite per differenziare tra i bambini cosiddetti "parlatori tardivi" e i bambini con un probabile disturbo del linguaggio.
Negli ultimi anni diversi studi hanno sottolineato l’importanza di un intervento precoce, volto al rinforzo e sostegno delle competenze di linguaggio fin dalla primissima infanzia. Intervenire precocemente aiuta il bambino a prevenire la comparsa di un disturbo di linguaggio più strutturato ma soprattutto a favorire fin da subito la possibilità di interagire con i coetanei e con l’adulto attraverso uno scambio comunicativo adeguato alla sua età.
Nell’ultima Consensus Conference è stata proposta la terminologia Disturbo Primario di Linguaggio poiché raramente il disturbo del linguaggio è isolato o specifico, spesso questo è accompagnato da una fragilità in qualche altra componente cognitiva. Per tale motivo diventa cruciale sia una valutazione neuropsicologica che logopedica.
SE MIO FIGLIO NON PARLA BENE MA NON HA ALTRE DIFFICOLTÀ HA UN RITARDO PRIMARIO DI LINGUAGGIO?
Non è detto che un bambino che abbia difficoltà a parlare presenti il Disturbo Primario di Linguaggio. Infatti, alcuni bambini parlano in tempi più tardivi ma lentamente recuperano (detti late bloomers), mentre altri iniziano a parlare nei tempi corretti ma hanno un periodo di “assestamento” (ad es. si può osservare una fase di balbuzie fisiologica nei bambini che stanno imparando a strutturare frasi complesse).
Uno degli obiettivi della valutazione logopedica è proprio quello di distinguere uno sviluppo tipico da uno atipico.
QUANDO DEVO INIZIARE A PREOCCUPARMI?
Ci sono alcuni indici collegati al Disturbo Primario di Linguaggio che gli studiosi hanno messo in evidenza:
- 5-10 mesià assenza della lallazione (quando il bambino dall’età di circa 3 mesi inizia a produrre suoni ripetitivi come “papapapa” o “lalalalala”)
- 12-14 mesià assenza dell’utilizzo di gesti per comunicare (es. indicare un gioco alla mamma).
- 18 mesià vocabolario inferiore alle 20 parole.
- 24 mesià vocabolario inferiore alle 50 parole.
- 24-30 mesià assenza o ridotta presenza del gioco del far finta.
- 24-30 mesià ritardo nella comprensione di ordini non contestuali.
- 30-40 mesià ridotta presenza del gioco del far finta.
- Dopo i 30 mesià persistere di parole incomprensibili.
COME SI SVOLGE LA DIAGNOSI?
I genitori si accorgono subito che il loro bambino ha un ritardo relativo al linguaggio, soprattutto quando questo gli preclude la possibilità di essere chiamati mamma e papà. Nel rapporto con gli altri coetanei è facile trovare un bambino che parla di più e un altro che invece non riesce ancora ad esprimersi bene.
Col passare dei mesi questa difficoltà può diventare sempre più evidente e per verificare se il bambino presenta un disturbo specifico è bene effettuare dei test che permettano di fare una diagnosi precisa.
La diagnosi inizia con una accurata raccolta anamnestica e molto spesso si rilevano fondamentali anche approfondimenti medici, soprattutto per quanto riguarda l’apparato uditivo. Poi si svolge una valutazione logopedica e neuropsicologica.
La valutazione si compone di test, alcuni dei quali, non riguardano esclusivamente il bambino, ma anche i suoi genitori, che sono intervistati attraverso determinati questionari, per riuscire a comprendere bene le sue varie fasi di sviluppo linguistico (es. Quando ha detto la prima parola? Come si esprime per fare delle richieste?)
QUALE TRATTAMENTO FARE?
L’intervento d’elezione per un disturbo specifico del linguaggio è il trattamento logopedico.
Il logopedista è la figura di riferimento che si occupa di trovare la soluzione strategica più idonea per i diversi casi di ritardo del linguaggio. Attraverso la sua esperienza e l’osservazione del bambino, è in grado di individuare le modalità di intervento più specifiche per ampliare il suo vocabolario e migliorare la sua capacità espressiva.
La logopedia permette ai genitori di avere delle soluzioni personalizzate per aiutare il proprio bambino, non soltanto con tecniche rivolte all’espressione del linguaggio, ma anche con attività di tipo manuale.
La collaborazione dei genitori è fondamentale per aiutare il bambino a sviluppare le sue forme espressive e comunicative.
Va segnalato che frequentemente i Disturbi Primari di Linguaggio presentano altre fragilità che potrebbero rendere necessario l’intervento anche di altri professionisti.
COS’È L’INTERVENTO PRECOCE?
Il ritardo di linguaggio in età evolutiva costituisce attualmente una condizione piuttosto diffusa, la prevalenza dei cosiddetti “Late talkers“, ovvero dei bambini parlatori tardivi, è stimata intorno al 15% della popolazione.
Anche se il ritardo di linguaggio può avere caratteristiche e sfaccettature diverse nel singolo bambino, la comunità scientifica ne ha definito alcuni “parametri” che ne identificano la presenza:
- Ampiezza del vocabolario inferiore alle 50 parole all’età di 24 mesi;
- Assenza di combinazione di parole (ovvero di formazione di prime frasi) all’età di 24 mesi.
Negli ultimi anni, anche grazie ad un maggiore interesse sia dei clinici che degli stessi genitori, si sono sempre più favoriti modelli di intervento precoce, volti al rinforzo e sostegno delle competenze di linguaggio fin dalla primissima infanzia. Intervenire precocemente aiuta il bambino a prevenire la comparsa di un disturbo di linguaggio più strutturato ma soprattutto a favorire fin da subito la possibilità di interagire con i coetanei e con l’adulto con uno scambio comunicativo adeguato alla sua età.
QUALI POSSONO ESSERE LE CONSEGUENZE DI UN INTERVENTO TARDIVO?
Sono piuttosto diffusi i casi in cui si interviene troppo tardi per il ritardo nello sviluppo del linguaggio. L’impossibilità di intervenire tempestivamente impedisce di risolvere le problematiche in tempi brevi. In questo modo si inserisce il bambino a scuola, dell’infanzia o dell’obbligo, con le sue difficoltà linguistiche che potrebbero avere ripercussioni sul futuro apprendimento.
Una maestra che si accorge subito del problema deve informare la famiglia, che deve intervenire con le eventuali procedure di verifica per stabilire il grado di difficoltà del bambino e, insieme ad uno specialista del settore, attuare le strategie idonee.
Famiglia, scuola e logopedista devono agire sinergicamente per avviare il bambino verso uno sviluppo completo e corretto del linguaggio dal punto di vista semantico, fonologico, morfosintattico e pragmatico.
TRATTAMENTI
Trattamento dei disturbi
Mentis è un’Associazione di Promozione Sociale che intende favorire l’accessibilità da parte del cittadino ai servizi di Psicologia e Psicoterapia, con l’intento di coltivare una cultura che valorizzi la tutela del benessere psicologico ed incentivi e sostenga l’individuo nella costruzione di una vita degna di essere vissuta.
Mentis nasce da un gruppo di psicoterapeuti con competenze diverse, nell’ottica di una loro integrazione che è indispensabile nell’approccio all’individuo nella sua complessità ed unicità.
Le attività di Mentis all'interno del Centro Clinico Astrea sono finalizzate alla diffusione dell’importanza di una migliore regolazione emotiva sin dalle prime fasi di vita e alla tutela degli individui con difficoltà nella gestione delle proprie emozioni. Tra le diverse iniziative l’Associazione Mentis cura progetti di prevenzione ed intervento psicologico nelle scuole proponendo attività quali:
- DBT in school
- Laboratori di educazione alimentare
- Laboratori psicoeducativi sui disturbi del comportamento alimentare
- Laboratori di mindfull eating
- Coping Power Program