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Disturbi legati agli adulti
IL DISTURBO SPECIFICO DELL’APPRENDIMENTO NELL’ADOLESCENTE E NELL’ADULTO
Il DSA è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato dalla persistente difficoltà di apprendimento delle abilità scolastiche - lettura, scrittura e calcolo - nei ragazzi con normale sviluppo intellettivo e stimolazione ambientale, e in assenza di alterazioni neurosensoriali.
Nei ragazzi più grandi o nell’adulto queste difficoltà non scompaiono, ma si modificano con il progredire della scolarità e delle strategie di compenso adottate. La compensazione non avviene quasi mai in modo spontaneo, e se non è guidata correttamente porta a un eccessivo dispendio di energie, con risvolti negativi sul piano sociale e relazionale.
La mancata o ritardata diagnosi del Disturbo Specifico dell’Apprendimento si accompagna spesso a un vissuto di scarsa autostima, dovuto alle difficoltà incontrate durante il percorso scolastico, che condiziona le scelte universitarie e/o lavorative.
A differenza della maggioranza dei professionisti del settore che dubitano sia possibile intervenire dopo le elementari o i primi anni di scuola media, il Nostro Centro adotta da tempo e con successo le strategie di compenso migliori per il soggetto.
COSA OFFRIAMO
- Valutazione completa degli apprendimenti - lettura, scrittura e calcolo - e delle funzioni esecutive.
- Training individuale - specifico sulla consapevolezza dei punti di forza e debolezza - applicato al metodo di studio.
- Strategie di compenso del disturbo.
- Terapia di gruppo
PERCHÉ LAVORARE IN GRUPPO
- Il gruppo si caratterizza e ha valore in quanto l’insieme è superiore alla somma delle parti.
- È un contesto protetto dove sono riconosciute le capacità individuali, anche quando sono limitate.
- Consente di uscire dalla logica: risultati = successi.
- Permette di trovare negli altri il disturbo simile al proprio, e di entrare nella dimensione di reciproco aiuto.
- Negli scambi tra i partecipanti il giudizio è sospeso, si lavora sia per il bene del singolo sia del gruppo.
COM’È COSTRUITO IL GRUPPO
I componenti sono decisi per:
- Difficoltà analoghe.
- Età e/o classe frequentata.
- Peculiarità caratteriali.
OBIETTIVI DEL NOSTRO LAVORO
- Stimolare il desiderio di apprendere.
- Stare con gli altri sentendosi accettati.
- Essere consapevolI delle proprie abilità, acquisendo nuove competenze.
- Rinforzare i sentimenti di consapevolezza e autostima.
- Scoraggiare comportamenti inadeguati e provocatori.
- Fornire un modello che attivi la costruzione di abilità sociali, l’acquisizione di regole e comportamenti orientati al compito.’
- Sviluppare le strategie di compenso più congeniali al soggetto e l’apprendimento metacognitivo.
QUALI SONO LE ATTIVITÀ
Vengono preparate sulla tipologia di gruppo e le sue peculiarità. Sono:
- Stimolanti.
- Coinvolgenti.
- Costruite sugli interessi dei partecipanti.
- Creative.
- Ludiche.
Viene utilizzato sia materiale tradizionale sia multimediale.
DISTURBI D’ANSIA
L’ansia, normale o fisiologica, è uno stato di tensione psicologica e fisica che implica una attivazione generalizzata di tutte le risorse dell’individuo; è una manifestazione innata che l’essere umano mette in campo come risposta naturale di fronte al pericolo e all’ignoto. L’ansia, quando moderata, è dunque utile perché permette alle persone di attivare strategie finalizzate ad affrontare le situazioni. I disturbi d’ansia si verificano invece quando l’ansia è eccessiva rispetto al contesto in cui si verifica e la preoccupazione, la paura e l’angoscia che si manifestano tendono a persistere nel tempo e a diventare scarsamente controllabili, con ripercussioni sulla vita sociale, lavorativa, scolastica, relazionale.
ATTACCO DI PANICO (PA)
L’attacco di panico si può descrivere come una manifestazione di ansia altissima e intollerabile che si verifica in maniera improvvisa e intensa e può erroneamente far temere per la propria vita. Si presenta con una serie di correlati neurofisiologici tra cui tremori e sudorazione, tachicardia, affanno, dolori al petto che fanno supporre l’infarto e l’idea di stare per morire. Può essere accompagnata da sintomi di derealizzazione come sensazioni di confusione, di percepire in maniera distorta il monto esterno al soggetto o depersonalizzazione, la sensazione di percepire in maniera distorta le proprie percezioni; questi sintomi, improvvisi e insoliti, fanno supporre l’idea di stare per impazzire. Puà presentarsi in qualunque momento e spesso è associato a periodi di forte stress o stanchezza. Provare un attacco di panico una volta lascia nelle persone il timore di provarlo di nuovo, aumentando l’ansia e condizionando i pensieri.
DISTURBO DA ATTACCHI DI PANICO (DAP)
Quando gli attacchi di panico si ripetono più volte, le persone oltre a temere il prossimo episodio, cominciano a temere anche le ripercussioni che questi episodi hanno sul quotidiano. Di solito questa preoccupazione nasce in seguito ad un periodo o ad un evento molto stressante che funziona come innesco per l’ansia e genera un disturbo di panico per cui le persone cercano ad ogni costo di evitare le circostanze e le persone che producono loro ansia con evidenti limitazioni nella quotidianità.
DISTURBO D’ANSIA GENERALIZZATO (DAG)
Il disturbo d’ansia generalizzato si manifesta come una eccessiva preoccupazione, e senso di minaccia generalizzata e pervasiva che riguarda temi come la vita, la famiglia, il denaro, la salute, il futuro. Spesso le persone rimuginano concentrandosi sul motivo della preoccupazione con pensieri negativi incontrollabili che si susseguono come in una catena interminabile. I sintomi riscontrati più spesso comportano tremori, irritabilità, iperattivazione, la sensazione di non essere in grado di rilassarsi, la difficoltà di concentrazione che possono evolvere generando cefalee, insonnia, disturbi gastrici, spossatezza.
FOBIA SOCIALE o DISTURBO D’ANSIA SOCIALE
E’ una paura intensa e pervasiva di trovarsi in situazioni sociali da cui possa derivare la possibilità di subire un giudizio altrui. Chi soffre di questa patologia vive costantemente nell’ansia di trovarsi ad affrontare situazioni pubbliche in cui gli altri possono giudicare negativamente il suo comportamento. L’ansia è così intensa da essere invalidante e dunque le persone si proteggono evitando ogni circostanza che le potrebbe porre di fronte al giudizio altrui per timore di essere imbarazzate o inadeguate, sono convinte di essere comunque giudicate negativamente, emarginate e rifiutate, di conseguenza perdono ogni giorno di più la stima di sé, accentuando la fobia.
DISTURBO D’ANSIA DA SEPARAZIONE (SAD)
E’ una condizione psicologica in cui chi ne è affetto mostra un’ansia eccessiva al momento di separarsi dai propri genitori o da una figura di riferimento. Il bambino vive in modo molto intenso l’allontanamento dalle persone di famiglia, dalle figure di accudimento e anche dai luoghi familiari come la propria casa, manifestando una forte ansia, agitazione e preoccupazione, a volte anche solo al pensiero di doversi separare. Spesso l’ansia da separazione si sviluppa in seguito ad una perdita o una separazione reale che riguarda la cerchia degli affetti del bambino, come ad esempio la perdita di un animale domestico, un periodo di separazione a causa di ospedalizzazione, un trasloco, la separazione o il divorzio dei genitori ma può manifestarsi anche in assenza di tali condizioni, in situazioni di apparente normalità in cui però il bambino teme una perdita o un danno da tale separazione. Nella lontananza dal genitore i pensieri del bambino sono focalizzati ad immaginare situazioni catastrofiche, di perdita o di abbandono, sono concentrati ad immaginare cosa stia facendo la persona che manca e fantasie di ricongiungimento, provando una forte nostalgia. Quando si ricongiungono hanno comportamenti di estremo rifiuto ad allontanarsi, esagerato diniego di andare altrove (scuola, sport, etc), spesso si rifiutano anche di andare in una stanza diversa e di andare a dormire se non sono accompagnati. A queste manifestazioni spesso si accompangano anche reazioni fisiche come mal di pancia, mal di testa, vomito, palpitazioni. Quando l’ansia da separazione è eccessiva, prolungata, accompagnata da forte malessere psicofisico e ha ripercussioni sul piano sociale, scolastico, familiare può essere definito Disturbo d’ansia da separazione.
FOBIE SPECIFICHE
La fobia è la paura intensa persistente e sproporzionata di un oggetto (o di una situazione specifica) e del pensiero di entrare in contatto con esso. Chi ne soffre riconosce che la propria paura è eccessiva ma ha fortissime difficoltà nel gestirla, tale che l’ansia generata può sfociare in attacco di panico. L’esordio può essere favorito da situazioni traumatiche vissute o osservate, trasmissione ripetuta di contenuti, o da attacchi di panico. I sintomi più comuni sono: tachicardia, nausea, diarrea, vertigini, senso di soffocamento, sudorazione, tremito.
Esistono numerosissime fobie specifiche che possono essere raggruppate in grandi categorie. Le fobie degli animali, che comprendono insetti (ragni in particolare), serpenti, cani, uccelli; le fobie che riguardano il sangue, gli ospedali, i germi, le ferite o le infezioni, quelle degli ambienti come ad esempio la fobia dell’altezza, o la fobia dell’acqua; le fobie delle situazioni specifiche come guidare, o prendere l’aereo, o salire in ascensore. Esistono anche fobie che non sono raggruppabili in grandi categorie come la fobia delle bambole o dei pagliacci, e le fobie che sono figlie dei nostri tempi come la fobia di stare senza telefonino o comunque senza connessione di rete.
IPOCONDRIA
L’ipocondria è un disturbo caratterizzato dalla convinzione o dalla paura di contrarre malattie. Questa preoccupazione esagerata, persistente e ingiustificata e porta la persona a investire gran parte del suo tempo e delle sue energie nell’investigazione medica, nella ricerca di nuovi pareri, nell’attribuzione di qualsiasi sensazione a qualche quadro clinico con livelli molto alti di stress. Il disturbo potrebbe originarsi in conseguenza di un evento critico che riguarda la salute dell’interessato o di persone vicine. Comporta spesso un rimuginìo costante con conseguente innalzamento dell’ansia, che a volte sfocia in attacco di panico.
DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO (DOC)
Il disturbo ossessivo compulsivo si manifesta con pensieri, immagini, idee o impulsi irrazionali, ricorrenti, disturbanti e intrusivi, le ossessioni, che sono spesso seguite da azioni, comportamenti, pensieri o rituali, le compulsioni, intenzionali e messe in atto allo scopo di scongiurare, riparare, risolvere l’idea ossessiva.
Le ossessioni infastidiscono per la loro invadenza, sono involontarie e incontrollabili. Chi le sperimenta tenta di resistere ma sente forzare la propria volontà e non riesce a pensare ad altro. Le ossessioni generano emozioni negative che vengono alleviate soltanto dalla messa in atto delle compulsioni, che hanno carattere di obbligatorietà pur non negando a chi le utilizza la consapevolezza della loro natura irrazionale. Ma il sollievo ha una durata piuttosto breve.
Esistono numerose varianti di questo disturbo che sono state raggruppate in sottocategorie. Il disturbo ossessivo compulsivo da contaminazione, da controllo, da superstizione, da ordine e simmetria, da accumulo, ma sono presenti anche persone che soffrono di ossessioni pure che non vengono seguite da compulsioni.
DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE (DCA)
I disturbi alimentari sono caratterizzati da una alterazione delle abitudini alimentari tale da generare ripercussioni sulla salute e sulla vita relazionale, sociale e lavorativa di chi ne soffre. Il periodo della vita in cui è più frequente l’esordio di questi disturbi è l’adolescenza, con prevalenza nelle ragazze. Tra i sintomi più comuni si riscontrano una esagerata preoccupazione riguardo il proprio peso, si verificano episodi di abbuffate, di vomito autoindotto, o di digiuno, c’è una eccessiva attenzione alla propria forma fisica, proliferare di diete, perdita o aumento di peso, intensa attività fisica, eccessivo e/o ingiustificato utilizzo di farmaci (lassativi e diuretici o farmaci per dimagrire) che può portare ad una dipendenza. Spesso le persone che ne soffrono hanno un basso tono dell’umore, e una bassa considerazione di sé. Tutto il mondo sembra ruotare attorno a pensieri riguardanti il cibo o il peso, provocando ansie nei confronti della propria immagine che viene percepita in maniera alterata e condiziona il comportamento. Non è possibile individuare una causa specifica di questi disturbi, pur riscontrando dei fattori di rischio nelle critiche e nelle pressioni familiari circa l’immagine corporea o il peso, nella presenza di obesità e di alterazioni del comportamento alimentare nel proprio passato o in famiglia.
ANORESSIA NERVOSA
Le persone che soffrono di anoressia nervosa hanno una alterazione della percezione del proprio corpo e del proprio peso, sono convinte di essere grasse o in sovrappeso, e mettono in atto comportamenti alimentari sempre più restrittivi, fino a raggiungere cali ponderali significativi, a volte pericolosi per le conseguenze mediche che comportano, di cui spesso non sembrano rendersi conto. A volte sanno di non essere sovrappeso ma non percepiscono la loro eccessiva magrezza, sono convinte che alcune parti del loro corpo siano troppo grosse e che l’unica maniera per ridimensionarle sia perdere peso. L’anoressia esordisce tipicamente negli anni dell’adolescenza, anche se esistono casi di insorgenza precoce o tardiva, e spesso si manifesta in seguito ad una dieta. Le persone sperimentano una iniziale euforia per il successo ottenuto ma continuando a dimagrire, perdono il controllo sull’alimentazione e accentuano gli sforzi mettendo in atto una serie di comportamenti finalizzati a incrementare la perdita di peso. In alcuni casi si tratta di misure esclusivamente restrittive, come riduzione del quantitativo di cibo, riduzione del numero di pasti, intensificazione degli esercizi fisici, misurazione continua del peso e dei centimetri, in altri casi si verificano anche degli episodi di abbuffate (o comunque percepiti come tali) con conseguente autoinduzione del vomito, utilizzo di lassativi e diuretici, vergogna e senso di colpa. In seguito alla denutrizione alcune persone sviluppano una vera ossessione per il cibo.
BULIMIA NERVOSA
La bulimia è caratterizzata da frequenti episodi di abbuffata in cui le persone non riescono a controllarsi e continuano a mangiare anche fino a sentirsi male. Il ritmo con il quale il cibo viene introdotto è molto veloce e le persone non riescono ad apprezzarne il gusto e a godersi il piacere del mangiare, sono invece preda di forti sensi di colpa, di vergogna che porta spesso a consumare queste enormi quantità di cibo in solitudine, e di nascosto. L’autostima è molto provata dai sentimenti che si generano per aver ceduto, per aver esagerato, per aver preso peso, etc. ma per queste persone il pensiero del cibo è costante e hanno un forte desiderio compulsivo di ingerire molto più di quanto sarebbe necessario. I vissuti che seguono le abbuffate portano, in alcuni casi a condotte compensatorie come il vomito autoindotto, l’utilizzo di farmaci lassativi o diuretici, l’esercizio fisico. L’attenzione alla propria forma fisica, al proprio peso e alla propria immagine è molto presente e le persone bulimiche possono essere normopeso, sovrappeso o sottopeso e non essere estranee ad oscillazioni di peso nel tempo. Come per le persone anoressiche il disturbo incide molto nella sfera della socialità e dell’affettività, in quanto si tende ad avere un basso tono dell’umore e ad evitare le situazioni conviviali, e nella vita lavorativa per le complicazioni mediche che possono insorgere.
DISTURBO DI ALIMENTAZIONE INCONTROLLATA o BINGE EATING DISORDER (BED)
Le persone che soffrono di questo disturbo non hanno controllo nel mangiare e tendono a fare delle abbuffate anche se non hanno appetito, incapaci di fermarsi, con ritmo molto veloce e andando avanti spesso fino ad avere la sensazione spiacevole di non farcela più. Non mettono in atto condotte di riparazione dopo le abbuffate ma si vergognano del loro problema e il loro senso di colpa porta spesso ad isolarsi per mangiare senza dover gestire l’imbarazzo di fronte agli altri per le grandi quantità ingerite. Questi episodi di abbuffate sono ricorrenti e in base al loro numero si definisce quanto è severo il disturbo (si va da 1 volta a settimana fino a oltre 14). Le persone di solito non seguono una dieta e tendono a mangiare molto anche al di fuori delle abbuffate, quindi è piuttosto frequente che siano in sovrappeso o obese. Spesso si riscontrano anche bassa autostima, disgusto verso sé stessi e umore depresso.
DISTURBO EVITANTE/RESTRITTIVO DELL’ASSUNZIONE DI CIBO
Si tratta di un disturbo dell’età evolutiva in cui bambini ed adolescenti sembrano essere disinteressati al cibo, e può persistere nell’età adulta se l’evitamento è legato a caratteristiche sensoriali (non mangiare cose verdi, o non mangiare cose ruvide, o tonde, o calde, o dense, etc), a volte alcuni cibi sono evitati per timore di cosa può accadere una volta ingeriti. I neonati sembrano agitati o assonnati quando arriva il momento di mangiare, mentre i bambini cercano di sfuggire quando sono imboccati, non collaborano all’alimentazione, sono irritabili. Per i bambini più grandi e per gli adolescenti a volte ci sono problematiche emotive, stress associato al momento del pasto e difficoltà di relazione in famiglia. Le conseguenze del disturbo portano a perdita di peso, deficit nutrizionale, utilizzo di supplementi nutrizionali, dipendenza dalla presenza parentale per i pasti, interferenza con la vita sociale, affettiva, scolastica. Le complicanze possono giungere ad essere assimilabili a quelle dell’anoressia nervosa, sia a livello clinico che a livello psicosociale. Nei bambini e negli adolescenti può essere associato ad un disturbo d’ansia generalizzato, ad un disturbo depressivo o ad un disturbo bipolare. Nell’età infantile può presentarsi in correlazione con disturbi dello spettro autistico o deficit dell’attenzione.
DISTURBO DA RUMINAZIONE O MERICISMO
Questo disturbo è caratterizzato da un quotidiano fenomeno di rigurgito senza nausea, masticazione e deglutizione del cibo già ingerito, per una durata di almeno un mese. Nei lattanti è facilmente riconoscibile dalla postura inarcata che assumono e dalla suzione associata. Si può presentare anche in bambini più grandi, in adolescenza o in età adulta, con rigurgito a volte volontario e il cibo masticato può essere ingerito o sputato. Spesso si ricorre all’isolamento dopo i pasti o a nascondere la bocca per mascherare il rigurgito e la ruminazione. Non si tratta di una patologia dell’apparato digerente e non provoca disgusto nelle persone che ne soffrono. Può essere associato con ritardo mentale, depressione o ansia cronica, è difficile da individuare se affiancato ad altro disturbo alimentare.
PICA o ALLOTRIOFAGIA
La Pica è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato dall’ingestione di sostanze non alimentari, inappropriata rispetto allo stadio di sviluppo, non occasionale ma prolungata nel tempo per almeno un mese. Di solito ha una insorgenza in età evolutiva ma si può manifestare anche in adolescenza. Se si presenta in età adulta è di solito associata con disabilità intellettiva. Le sostanze che vengono ingerite non hanno valore nutritivo, e nessuna cultura ne giustifica l’assunzione. Le sostanze ingerite possono essere carta, stoffa, ghiaccio, amido, argilla, terra, sapone, lana, capelli, feci, e tendono a variare con l’età e in base alla disponibilità nel reperirle. Spesso ci si accorge di questo disturbo quando le sostanze ingerite provocano problemi clinici, come ostruzione o perforazione intestinale, infezioni o avvelenamenti. Si è riscontrato un basso livello di ferro nelle persone che soffrono di Pica e una parziale o totale remissione curando questa carenza, dunque la teoria della carenza nutrizionale potrebbe giustificare l’insorgenza di questo disturbo.
DISTURBI DELL’UMORE
I disturbi dell’umore sono un insieme di patologie che riguardano le alterazioni patologiche del tono dell’umore, caratterizzati da intensa e persistente tristezza e vuoto o esaltazione ed euforia, che compromettono la funzionalità dell’individuo modificandone pensieri e comportamenti. Depressione e mania rappresentano i due estremi delle manifestazioni dei disturbi dell’umore. La durata nel tempo e la persistenza dei sintomi è diversa a seconda del disturbo, ma tutti hanno forti ricadute nella vita sociale e relazionale delle persone che ne soffrono. Dal punto di vista diagnostico, i disturbi dell’umore sono stati suddivisi in due categorie: Disturbi Depressivi e Disturbi Bipolari.
DISTURBI DEPRESSIVI
Esistono numerose sindromi depressive ma è importante ricordare che non sempre una alterazione dell’umore è da considerare patologica, in quanto la tristezza è una emozione che tutti provano nei momenti di sconforto, di fronte ad una delusione, per un lutto, ed è normale provarla per un breve periodo. Si parla di patologia quando il disturbo dell’umore è pervasivo, prolungato nel tempo e influenza in modo significativo tutte le aree di quotidianità dell’individuo con diminuzione dell’interesse e del piacere nello svolgere le attività. I disturbi di tipo depressivo sembrano avere una incidenza doppia nelle donne rispetto agli uomini.
DEPRESSIONE MAGGIORE
La Depressione è un disturbo dell’umore generato da una interazione di fattori genetici, che ne determinano un certo grado di ereditarietà, biologici e psicosociali, in cui possono a volte essere riconosciuti gli eventi stressanti che ne favoriscono l’insorgenza, come ad esempio separazione o divorzio, fallimenti lavorativi, perdita di persone care, malattie fisiche. Le persone che soffrono di depressione sperimentano una tristezza persistente, hanno una percezione si sé stessi come inferiori agli altri, sentono di non avere valore e di essere inadeguati, si isolano, percepiscono una forte angoscia e si sentono disinteressati ad ogni attività, comprese le piccole abitudini quotidiane. Sentono che la loro sofferenza è irreversibile e i fattori esterni non riescono a modificare il tono dell’umore, come se fosse impermeabile e la realtà fosse velata da un diffuso pessimismo. Questa visione condiziona i pensieri e le sensazioni dell’individuo modificandone gli schemi cognitivi e comportamentali e appiattendo la percezione della realtà circostante al punto che sembra che nulla valga la pena di essere considerato. Tra i sintomi più comuni la persona sperimenta la perdita di energie, la tristezza diffusa, un senso di fatica, difficoltà nel mantenere la concentrazione, disturbi di memoria, disperazione, vuoto, incapacità decisionale, autosvalutazione, rallentamento delle idee. Alcune persone hanno un umore così abbattuto da non riuscire a piangere e da non avere interesse ad alimentarsi. In alcuni casi le persone depresse hanno idee suicidarie, e credono che questa sia l’unica maniera per mettere fine alle loro sofferenze.
DISTURBO DEPRESSIVO PERSISTENTE O DISTIMIA
La distimia è un disturbo depressivo di entità più lieve rispetto alla depressione maggiore. Si tratta di una depressione cronica, che spesso sopraggiunge in seguito ad uno o due episodi di depressione maggiore. Le persone che ne soffrono sono cupe, passive, pessimiste, ipercritiche, credono di essere depresse perché sono fatte così e non ci si può fare niente. Per questo vivono sentimenti di disperazione, hanno scarsa stima di sé ed hanno maggiore probabilità di soffrire di disturbi d’ansia, di avere problemi con il sonno e di fare eccessivo uso di farmaci. Si possono associare anche disturbi alimentari e disturbi di personalità. La sintomatologia che presentano è una versione più lieve di quella della depressione maggiore ma ha comunque un impatto serio nella vita lavorativa, sociale e affettiva.
DEPRESSIONE POST PARTUM
La maternità è circondata da un immaginario collettivo di gioia e idillio, ma la nascita ha un forte impatto sulle coppie e non è raro che le neomadri, e in misura minore i neopadri, sperimentino un breve periodo di scombussolamento emotivo, sconvolgimento delle abitudini e ricerca di un nuovo equilibrio. Le rapide modifiche ormonali non sono le uniche cause di questa alterazione dell’umore denominata MATERNITY BLUES, che riguarda un buon 85% delle donne, ma il suo decorso è transitorio e di risoluzione spontanea in poche settimane. La DEPRESSIONE POST PARTUM è invece una vera e propria forma depressiva che riguarda il 7-12% delle neomadri e può perdurare anche per mesi, in cui la donna sperimenta una forte propensione al pianto accompagnata da insofferenza, irritabilità e stanchezza. Le cause possono essere molteplici, tra cui un precedente episodio di depressione, uno o più lutti perinatali, un parto multiplo o pretermine, bassa autostima, scarso sostegno sociale. La sensazione di non saper curare il proprio bambino viene amplificata ed esasperata da enormi sensi di colpa, da pensieri ossessivi riguardo la sua igiene o la sua alimentazione. La preoccupazione per la salute del bebè si associa spesso con disturbi d’ansia, del sonno, della concentrazione, dell’alimentazione e una diffusa sensazione di mancanza di controllo che getta le madri nella disperazione e interferisce nella relazione nascente con il bambino e nel rapporto di coppia. Molte donne tengono questi vissuti segreti per timore dello stigma sociale e vivono questa realtà dolorosa molto più a lungo di quanto potrebbero se fossero seguite. La sua forma più grave e molto più rara è la PSICOSI PUERPERALE, che riguarda lo 0,2% delle donne, presenta sintomi più gravi accompagnati da allucinazioni, stato delirante e incapacità nel prendersi cura del neonato e di gestire la propria quotidianità.
DISTURBI BIPOLARI
I disturbi bipolari sono caratterizzati da una oscillazione patologica di stati umorali. Non si tratta dunque di alterazioni fisiologiche dell’umore causate da circostanze esterne, che possono portare una persona triste a sentirsi sollevata o una persona in uno stato di tranquillità a sentirsi piena di gioia, ma si tratta di modifiche incontrollate, prolungate, eccessive e imprevedibili del tono dell’umore. Alcuni casi sono più sbilanciati su uno dei due poli ma in ogni patologia bipolare si manifestano delle repentine inversioni di umore, senza ragione apparente, accompagnate da cambiamenti di pensiero e di comportamento.
Nel disturbo bipolare l’individuo tende ad alternare diverse fasi dell’umore. Si parla di fase depressiva quando si manifesta il quadro della depressione (umore basso, tristezza, disturbi del sonno e dell’alimentazione, sconforto, disperazione etc.), di fase maniacale quando il tono dell’umore è molto alto, euforico (eccessivo ottimismo, senso di onnipotenza, energia, eccitazione psicomotoria, etc.), o è disforico (irritabilità, intolleranza, aggressività, etc.). Nella fase ipomaniacale l‘umore presenta caratteristiche attenuate della fase maniacale.
Si possono identificare due tipologie di disturbo bipolare. Il DISTURBO BIPOLARE DI TIPO I è caratterizzato da episodi maniacali o misti, oppure da una alternanza tra episodi depressivi ed episodi maniacali, spesso anche senza una pausa di umore stabile tra le due fasi. Il DISTURBO BIPOLARE DI TPO II è caratterizzato invece da episodi di depressione maggiore e da stati ipomaniacali.
DISTURBO CICLOTIMICO
Il disturbo ciclotimico è una alterazione cronica dell’umore in cui si alternano per un lungo periodo episodi ipomaniacali ed episodi depressivi di minor gravità rispetto alla depressione maggiore. Questo disturbo ha spesso un esordio in adolescenza o nella prima età adulta, sembra una versione meno grave del disturbo bipolare di tipo II, ma ha un impatto significativo nella vita delle persone che ne soffrono. A volte questo impatto può avere conseguenze positive contribuendo al successo lavorativo o alla creatività artistica, ma spesso è anche causa di difficoltà interpersonali, insuccessi scolastici e lavorativi e problemi nei rapporti interpersonali. Difficilmente le persone vivono dei periodi in cui non sono presenti sintomi dell’una o dell’altra fase, dunque devono continuamente misurarsi con le conseguenze che derivano dall’imprevedibilità del loro stato umorale nel quotidiano.
DISTURBO MANIACALE O IPERTIMICO
Questo disturbo definito anche DISTUBO BIPOLARE DI TIPO III consiste in una fase maniacale persistente con tono dell’umore sempre elevato con leggere ricadute dell’umore che non possono essere considerate depressive. Le persone che ne soffrono sperimentano dunque continui episodi di eccitazione sia a livello psicomotorio, che a livello cognitivo e affettivo. Hanno pensieri accelerati, fuga di idee, difficoltà a concentrarsi e dunque a raggiungere risultati ma sembrano vulcani, sperimentano un senso di grandiosità e una scarsissima capacità di critica. Irrequiete, iperattive dal punto di vista motorio ma anche verbale e gestuale. La PSICOSI MANIACALE è una manifestazione più estrema in cui la gravità dei sintomi è più elevata e si accompagna ad allucinazioni e delirio con perdita del comportamento coerente e del pensiero.
DISTURBI DI PERSONALITA’
I tratti di personalità rappresentano schemi di pensiero, percezione, reazione e relazione relativamente stabili nel tempo. I disturbi di personalità compaiono quando tali tratti divengono talmente pronunciati, rigidi e disadattivi e pervasive da compromettere il funzionamento lavorativo e/o interpersonale.
Ha inizio spesso nell’adolescenza o nella prima età adulta e comporta un disagio nelle persone che ne soffrono. Sono stati identificati 10 tipi di disturbi di personalità specifici.
DISTURBO ANTISOCIALE DI PERSONALITA’
Per queste persone i diritti degli altri, le regole e i divieti non hanno significato e il loro comportamento può dunque violare norme etiche, sociali e personali con grande facilità. Le condotte possono essere illegali, disoneste e impulsive, accompagnate dalla mancanza di rimorso e dalla noncuranza della propria o altrui sicurezza.
DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITA’
Queste persone hanno una grande instabilità nell’umore, nelle relazioni interpersonali e nella percezione dell’immagine di sé, sono impulsive in modo potenzialmente dannoso e hanno una visione degli affetti e dei legami molto discontinua, che le porta a fare sforzi enormi per salvare relazioni ed evitare abbandoni.
DISTURBO DIPENDENTE DI PERSONALITA’
Queste persone hanno un forte bisogno di essere accudite e curate, manifestano un comportamento sottomesso, un forte timore di non essere in grado di prendersi cura di loro stesse e di essere lasciate. Hanno paura di essere disapprovate e non riescono a prendere decisioni da sole, proporre idee, iniziare progetti per paura di perdere approvazione.
DISTURBO EVITANTE DI PERSONALITA’
Per queste persone il confronto con gli altri è sempre una sofferenza ed una occasione di autocritica. Non si sentono mai adeguati o competenti, sono ipersensibili ai giudizi altrui e tendono ad evitare le occasioni sociali e lavorative. Si sentono inferiori, non attraenti e incapaci, perciò evitano di entrare in relazione e di inserirsi in contesti di gruppo.
DISTURBO ISTRIONICO DI PERSONALITA’
Per queste persone è molto importante essere al centro dell’attenzione e la ricerca di questa viene messa in atto con comportamenti seduttivi o provocanti, con teatralità ed espressioni esagerate, e con la cura dell’aspetto fisico. La loro emotività è molto forte e sono molto suscettibili e influenzabili dal riscontro che ottengono.
DISTURBO NARCISISTICO DI PERSONALITA’
E’ difficile per queste persone entrare in empatia con gli altri, sono principalmente intente a mostrare la loro superiorità, esagerando i loro talenti e i loro successi, per avere l’ammirazione degli altri. Credono di essere speciali e hanno fantasie di successo, fascino, bellezza, amore ideale. Risultano spesso arroganti o presuntuosi nel credere sempre di aver diritto a trattamenti speciali.
DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO DI PERSONALITA’
Il controllo è vitale per queste persone. L’importanza per l’ordine e per la precisione diventa perfezionismo. I dettagli, le liste, l’organizzazione, gli orari, i programmi devono essere sempre perfetti e questo comporta eccessiva scrupolosità anche nel lavoro che impedisce di potersi dedicare allo svago. Incapaci di delegare e di non controllare, di lavorare in gruppo e di avere posizioni meno che intransigenti.
DISTURBO PARANOIDE DI PERSONALITA’
Queste persone hanno una costante sensazione che gli altri abbiano intenzioni negative nei loro riguardi e questo le porta a sospettare sempre che ci siano segreti scopi dietro alle cose che le persone fanno o dicono e ad avere una sfiducia diffusa verso chiunque. Pensano di essere sfruttate, ingannate, danneggiate dunque non si aprono con gli altri, portano rancore e temono sempre che il partner le tradisca.
DISTURBO SCHIZOTIPICO DI PERSONALITA’
Queste persone hanno forti eccentricità nel loro comportamento e nell’aspetto, parlano in modo strano pieno di metafore, molto vago o molto elaborato, sperimentano delle distorsioni nelle percezioni come delle illusioni. Provano disagio nelle relazioni affettive e spesso non hanno amicizie o relazioni anche per le loro strane convinzioni (superstizioni, fantasie e pensieri bizzarri).
DISTURBO SCHIZOIDE DI PERSONALITA’
Queste persone hanno una capacità di espressione emotiva molto ristretta, non sono sensibili alle lodi o alle critiche e non manifestano empatia, vivono un distacco sociale e una seria difficoltà nelle relazioni. Anche far parte della propria famiglia sembra essere per loro qualcosa di non piacevole, non desiderano relazioni sessuali e tendono a cercare sempre occupazioni individuali.
DISTURBI DISSOCIATIVI
I disturbi dissociativi possono riguardare ogni area del funzionamento psicologico e sono caratterizzati da una discontinuità nell’integrazione della coscienza, della memoria, dell’identità, ma anche della percezione, della rappresentazione corporea, del comportamento, dell’emotività e del controllo motorio. Spesso emergono dopo un trauma e le persone li vivono come delle intrusioni non desiderate che intralciano la percezione della propria esperienza, oppure come incapacità di controllare informazioni o funzioni mentali, come i ricordi, di solito facili da controllare. Piccoli fenomeni dissociativi possono apparire anche nella vita quotidiana in seguito a situazioni stressanti e/o eccessiva stanchezza.
DISTURBO DISSOCIATIVO DELL’IDENTITA’
Questo disturbo si presenta come una frammentazione dell’identità, in cui due o più stati di personalità distinti si alternano nella stessa persona che spesso non ne ha memoria. Le circostanze e la cultura di appartenenza possono influire notevolmente sulle caratteristiche del disturbo. In alcuni casi non è evidente la sofferenza di queste persone perché riescono a mascherare i sintomi, ma questi hanno un impatto molto forte nella loro vita e i cambiamenti di percezione riguardano non solo l’identità ma anche la memoria e le sensazioni. Lo stress derivante dalla sperimentazione di questi sintomi causa spesso un accentuazione degli stessi, rendendoli più evidenti anche all’esterno.
AMNESIA DISSOCIATIVA
L’amnesia dissociativa provoca una difficoltà a ricordare quello che riguarda il proprio passato e può essere circoscritta ad un solo evento o ad un periodo di tempo, può riguardare solo uno o alcuni aspetti di un evento, o più raramente essere generalizzata. Alcune persone si accorgono di avere episodi di amnesia ma la maggior parte non si accorge dei vuoti di memoria fin quando le circostanze esterne non li evidenziano. E’ presente nelle persone che soffrono di disturbo dissociativo dell’identità, che possono vagare disorientate o fuggire.
DISTURBO DI DEPERSONALIZZAZIONE/DEREALIZZAZIONE
Le persone che soffrono di questo disturbo hanno delle frequenti esperienze di scollegamento dalla percezione di sé e del proprio corpo, come se si stesse osservando la propria vita dall’esterno (depersonalizzazione) e/o dalla realtà intorno a loro, come se si stesse vivendo un sogno o se un velo si frapponesse tra loro e la realtà (derealizzazione). Sono comunque in grado di fare un corretto esame della realtà e di rendersi conto dell’impatto che queste persistenti esperienze hanno nella vita familiare, sociale e lavorativa.
DISTURBO POST TRAUMATICO DA STRESS (PTSD)
E’ un disturbo che si manifesta in seguito ad un evento stressante o traumatico estremo in cui la persona ha temuto per la propria o altrui incolumità fisica o integrità psichica, morte o minaccia di morte, come ad esempio aggressioni personali, calamità naturali, incidenti, malattie gravi, disastri e guerre. Il disturbo può insorgere subito dopo ma anche tardivamente e la sua durata può protrarsi a lungo anche fino a divenire cronico. Rievocare l’evento in modo continuo con immagini, pensieri, incubi e contemporaneamente cercare di evitare ogni luogo, immagine, oggetto o pensiero che riconduca all’evento occupano costantemente la mente della persona traumatizzata. A questo si aggiungono altri sintomi tra cui insonnia, ipervigilanza, irritabilità, aggressività, tristezza, difficoltà a concentrarsi, distacco emotivo, riduzione dell’affettività, depressione.
Quando i traumi vissuti sono interpersonali, ripetuti e precoci rispetto all’età e interferiscono con il normale sviluppo della persona, dando origine ad un quadro più ampio del PTSD si parla di Disturbo Post Traumatico Complesso.
DISTURBO POST TRAUMATICO DA STRESS (PTSD)
E’ un disturbo che si manifesta in seguito ad un evento stressante o traumatico estremo in cui la persona ha temuto per la propria o altrui incolumità fisica o integrità psichica, morte o minaccia di morte, come ad esempio aggressioni personali, calamità naturali, incidenti, malattie gravi, disastri e guerre. Il disturbo può insorgere subito dopo ma anche tardivamente e la sua durata può protrarsi a lungo anche fino a divenire cronico. Rievocare l’evento in modo continuo con immagini, pensieri, incubi e contemporaneamente cercare di evitare ogni luogo, immagine, oggetto o pensiero che riconduca all’evento occupano costantemente la mente della persona traumatizzata. A questo si aggiungono altri sintomi tra cui insonnia, ipervigilanza, irritabilità, aggressività, tristezza, difficoltà a concentrarsi, distacco emotivo, riduzione dell’affettività, depressione.
Quando i traumi vissuti sono interpersonali, ripetuti e precoci rispetto all’età e interferiscono con il normale sviluppo della persona, dando origine ad un quadro più ampio del PTSD si parla di Disturbo Post Traumatico Complesso.
Trattamento dei disturbi
ELETTROMIOGRAFIA DI SUPERFICIE & BIOFEEDBACK
L’EMGs (elettromiografia di superficie) è un esame non invasivo ne doloroso che studia l’attivazione bioelettrica della muscolatura.
È da pochi anni che questa tecnologia viene utilizzata in logopedia per effettuare una valutazione approfondita della muscolatura oro-facciale e del collo. In questo modo il logopedista ha un quadro più completo che gli permette di fissare gli obiettivi del progetto terapeutico e basarsi su dei dati oggettivi di partenza da monitorare nel corso del trattamento.
Presso il Centro Clinico Astrea è possibile effettuare una valutazione con l’EMGs con un logopedista formato e specializzato in questo ambito.
In particolare è possibile valutare:
- Muscolatura facciale
- Deglutizione
- Masticazione
- Patologie dell’ATM
BIOFEEDBACK
Il biofeedback è una tecnica terapeutica che consente ad un individuo di imparare a controllare e autoregolare le proprie risposte fisiologiche che sono solitamente al di fuori del controllo volontario o quelle che sono sfuggite ai meccanismi regolatori a causa di uno squilibrio, una patologia o difficoltà.
Utilizzando il segnale bioelettrico rilevato dall’EMGs (con un sistema non invasivo ne doloroso) è possibile strutturare una terapia logopedica basata sulla retro-alimentazione (feedback) la quale mostra gli eventi fisiologici dei muscoli attraverso un dispositivo elettronico. L’obiettivo è quello di promuovere l’apprendimento della corretta sinergia muscolare.
Questa innovazione, come descritto in diversi studi, aumenta l’efficacia della terapia logopedica in determinate patologie.
Presso il Centro Clinico Astrea il biofeedback è utilizzato nel trattamento di:
- Paralisi facciale
- Deglutizione atipica
- Respiratori orali
- Asimmetrie facciali
LOGOPEDIA ESTETICA
La logopedia estetica è una nuova branca della logopedia proveniente dal Brasile, che consiste in un trattamento naturale e non invasivo basato sull'allungamento e la tonificazione dei muscoli facciali.
L’ultima innovazione è l’uso dell’elettrostimolazione che in poche sedute leviga le rughe e rende la pelle del viso giovane e luminosa. Questa tecnica non è invasiva e non produce effetti collaterali, a differenza delle metodiche chirurgiche e/o infiltrative che possono dare risultati di un viso innaturale rispetto ai risultati di un’attività muscolare adeguatamente guidata da un logopedista ben preparato.
Gli effetti principali dell’elettrostimolazione sono:
- Tonificazione della muscolatura facciale;
- Rassodamento della pelle del viso;
- Effetto lifting sulle rughe;
- Drenaggio per eliminare il gonfiore;
- Ripristino dei contorni del viso;
- Riduzione del doppio mento.
Altro approccio della logopedia estetica è di natura mio-funzionale, che va a lavorare sulle funzioni stomatognatiche (respirazione, masticazione, fono-articolazione e deglutizione) avendo come obiettivo l’inibizione di quei movimenti che a lungo andare provocano la formazione delle rughe. Quest’ultima è un segno che inizialmente è dinamico, perché si presenta solo nel momento in cui si fa quella determinata contrazione muscolare, dopodiché diventa statico perché la continua attività accentua la ruga stessa.
Il percorso inizia con una valutazione clinica, nella quale si va ad indagare a livello del viso i segni dell’invecchiamento per organizzare un iter terapeutico personalizzato sulle necessità del paziente.
DBT
La DBT, Dialectical Behavioral Therapy, è un trattamento cognitivo-comportamentale complesso originariamente sviluppato da Marsha M. Linehan (professore di Psicologia Clinica presso la Washington University di Seattle, USA), per soggetti a grave rischio suicidario, in seguito specificamente applicato a soggetti con disturbo borderline di personalità.
Oggi la DBT è un trattamento per tutti quei comportamenti problematici che impattano sulla vita delle persone che hanno difficoltà nella regolazione e gestione delle emozioni: dai comportamenti impulsivi e disfunzionali come autolesività, sessualità promiscua, abuso di sostanze o di alcool, disregolazione dei comportamenti alimentari, comportamenti rischiosi per la propria vita, eccessi di collera e agiti aggressivi nelle relazioni con gli altri, fino a comportamenti suicidari e parasuicidari.
Attraverso il miglioramento nella gestione di tali comportamenti altamente disfunzionali, e attraverso la validazione della grande sofferenza che spesso accompagna questi individui, lo scopo finale della DBT è il miglioramento della qualità della vita del paziente affinché – come affermato da Marsha Linhean, fondatrice del modello – si costruisca una vita degna di essere vissuta.
Come si struttura la terapia
Il trattamento punta a creare un ambiente protetto in cui le persone abbiano l’opportunità di praticare la regolazione delle proprie emozioni e la gestione dei loro comportamenti problematici.
Ciò viene implementato attraverso un programma di durata variabile tra le 24 e le 28 settimane, che prevede incontri individuali, di gruppo (skills-training), e reperibilità telefonica del clinico, al fine di generalizzare le abilità individuali di autogestione individuale nella vita quotidiana.
Lo skills-training, peculiarità della DBT, generalmente prevede incontri settimanali di gruppo di circa 6-10 partecipanti.
E’ strutturato in quattro moduli di apprendimento di specifiche abilità che hanno come target il miglioramento degli aspetti di disorganizzazione emotiva, cognitiva, comportamentale, e relazionale tipica dei soggetti con grave disregolazione emotiva.
- Un modulo fa riferimento alle abilità nucleari di mindfulness(“consapevolezza”). Tali abilità sono alla base della possibilità di osservare in modo consapevole se stessi e gli altri intorno a sè, nel momento presente, sospendendo il giudizio.
- Un secondo modulo fa riferimento alle abilità di tolleranza della sofferenzamentale e dell’angoscia, utili nel momento in cui il soggetto si trova in uno stato di elevata disregolazione non solo emotiva. E’ proprio in questa fase che il soggetto può attuare agiti e condotte altamente disfunzionali e autolesive. Le abilità che caratterizzano questo modulo hanno lo scopo di gestire e tollerare in maniera più adattiva l’angoscia e l’intensa attivazione emotiva, al fine di prevenire i comportamenti disfunzionali.
- Un altro modulo affronta le abilità di regolazione emotiva. Partendo dalle abilità di riconoscimento delle emozioni nelle loro diverse componenti, il modulo si svolge focalizzandosi sull’appropriazione, miglioramento e generalizzazione delle abilità di regolazione delle emozioni.
- Un ultimo modulo riguarda le abilità di efficacia interpersonale, focalizzandosi sull’apprendimento di strategie efficaci per gestire le relazioni interpersonali: dalla capacità di analisi delle situazioni interpersonali e di chiarificazione dei propri obiettivi, fino alle abilità da utilizzare per raggiungere i propri obiettivi mantenendo il rispetto di sè e senza deteriorare la relazione.
A chi si rivolge la Terapia Dialettico-Comportamentale
Data la flessibilità del trattamento, la DBT ha avuto ottimi riscontri in diversi disturbi in cui la disregolazione emotiva gioca un ruolo chiave, quali la dipendenza da sostanze e da alcol (o le nuove dipendenze), i disturbi del comportamento alimentare (bulimia, binge eating), la suicidarietà nell’adolescenza, e la depressione nell’anziano.
Che prove di efficacia ci sono
Negli anni 90 diversi trial clinici controllati 1 e anche studi più recenti 2 hanno identificato la terapia dialettico comportamentale come la prima a dismostrarsi efficace per questo disturbo, soprattutto nelle sue forme più gravi autolesive, e nel ridurre, i ricoveri in ambiente psichiatrico, l’abbandono delle cure, l’abuso di sostanze, la disregolazione emotiva e le difficoltà interpersonali. Negli anni a seguire sono stati effettuati numerosi studi randomizzati controllati che ne hanno dimostrato l’efficacia nelle già citate condizioni psicopatologiche: disturbi alimentari3 (in particolare bulimia nervosa4 e alimentazione incontrollata), uso di droghe5, rischio suicidario in adolescenza6, e disregolazione emotiva in disturbi d’ansia e depressivi7.
Bibliografia
1 Linehan, MM, Armstrong, HE, Suarez, A., Allmon, D, & Heard, HL (1991). Cognitive-behavioral treatment of chronically parasuicidal borderline patients. Archives of General Psychiatry, 48, 1060-1064.
2 Carter, GL, Willcox, CH, Lewin, TJ, Conrad, AM, & Bendit, N (2010). Hunter DBT Project: Randomized controlled trial of dialectical behaviour therapy in women with borderline personality disorder. Australian and New Zealand Journal of Psychiatry, 44, 162-173.
3Bankoff, SM, Karpel, MG, Forbes, HE, Pantalone, DW (2012). A systematic review of dialectical behavior therapy for the treatment of eating disorders. Eating Disorders, 20, 196-215
4Safer DL, Telch CF, & Agras WS. (2001). Dialectical behavior therapy for bulimia nervosa. American Journal of Psychiatry, 158, 632-634.
5van den Bosch, LM, Verheul, R, Schippers, GM, & van den Brink, W (2002). Dialectical Behavior Therapy of borderline patients with and without substance use problems: Implementation and long-term effects. Addictive Behaviors, 27, 911-923.
6Elizabeth McCauley, PhD; Michele S. Berk, PhD; Joan R. Asarnow, PhD et al (2018). Efficacy of Dialectical Behavior Therapy for Adolescents at High Risk for Suicide: A Randomized Clinical Trial. JAMA Psychiatry. Published online June 20, 2018. doi:10.1001/jamapsychiatry.2018.1109
7Neacsiu, AD, Eberle, JW, Kramer, R, Wiesmann, T, & Linehan, MM. (2014). Dialectical behavior therapy skills for transdiagnostic emotion dysregulation: A pilot randomized controlled trial. Behaviour Research and Therapy, 59, 40-51.
Setting Terapeutico
- Psicoterapia individuale
- Psicoterapia di gruppo e interventi di psicoeducazione
- Psicoterapia familiare
Interventi psicoterapeutici per adulti
- Terapia metacognitiva Interpersonale (TMI)
- Interventi sul trauma - EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing)
- Terapia Focalizzata sulla Compassione - CFT (Compassion Focused Therapy)
- Terapia Dialettico Comportamentale - DBT (Dialectical Behavior Therapy) Link DBT
- Terapia Cognitivo Comportamentale Migliorata – CBT-E (per il trattamento dei disturbi del comportamento Alimentare)
- Terapia Basata sulla Famiglia – FBT (Family Based Therapy, per il trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare in Adolescenza)
- Analisi Funzionale dei Comportamenti Problema (Functional Analysis Psychotherapy)
- Schema Therapy per i disturbi di personalità
- Mindfulness per la gestione delle emozioni
- Mindfulness per la prevenzione delle ricadute depressive - MBCT
- Mindfulness per i disturbi alimentari - MB EAT
- Mindfulness per la gestione dell'ansia e dello stress – MBSR
- Training Autogeno ed altre tecniche di rilassamento